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Stavolta l'urlo è di Gemma-Delfi e Chingalan, ma teniamoci strette due grandi rivalità

La lotta sul tetto del mondo tra Ale-Fede e Coello-Tapia e quella tra Triay-Brea e Ari-Paula disegnano una doppia rivalità dal valore inestimabile. E allora speriamo che non finisca mai.

di | 15 giugno 2025

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eniamoceli stretti. Coccoliamoli, anche. Tifiamo per loro. E facciamo in modo che non finisca mai, per quanto il 'mai' nello sport abbia sempre la sua brava scadenza sotto al tappo.  E allora godiamoceli il più possibile sui campi di tutto il mondo, intonando cori come quel 'Chingo! Chingo' per un punto incredibile che scriverlo è impossibile. O lo rivedi sui social e in tv, o nada. 

Galan e Chingotto, Coello e Tapia. Triay e Brea, Sanchez e Josemaria. Nel padel ne abbiamo addirittrura due. Due Magnifiche Rivalità – sì, con la maiuscola – che scolpiscono la sacra pietra dello sport, dove l'uno contro l'altro, quando si ripete  diventa leggenda. Quella pietra sulla quale  spiccano l'espressione arrabbiata di John  McEnroe e quella indecifrabile ma vagamente ironica di Bjorn Borg. Loro due se le davano di santa ragione ridefinendo ogni volta il concetto di classe e ridisegnando ad ogni incrocio il manuale delle traiettorie impossibili. Eppoi serve che accenni a Nole, Roger e Rafa? Suvvia. 

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Ci vengono in mente quei due lì, così diversi e così maledettamente veloci: James Hunt e Niki Lauda, due mondi distanti nel modo di vivere ma condannati a danzare sul millesimo di secondo ai tempi in cui la Formula Uno era un colpo di roulette con le vite in gioco. E, ancora, quella foto di Coppi che passa la borraccia a Bartali: in una immagine due modi di essere italiani, di metaforizzare tra catena, ruote della bicicletta e trionfi un'Italia che attraversava prima la caduta e poi la speranza di una rinascita. 

Ecco, si dice che il padel sia come gli scacchi: tutti possono iniziare a giocare, ma per diventare qualcosa o qualcuno, c'è da studiare l'infinità di mosse e traiettorie imbastardite da cristalli e metalli. E allora come non ripensare a Bobby Fischer contro Boris Spasskij  e all'epica sfida tra l'invincibile scuola sovietica e il rampantismo americano? Erano scacchi, ma dietro c'era la guerra  dei mondi nel gelo tra Usa e Urss. E poi, come non citare colui che si muoveva come una farfalla e pungeva come un'ape, Muhammad Ali? il più grande pugile della storia, contro chi provò a frantumarlo, Joe Frazier. Rigirando quella pietra, la sacra pietra dello sport, ce ne sono di storie da raccontare. 

E qui al Foro, Gemma e Ari, Paula e Delfi, Fede e Ale, Arturito e Agu, ne hanno raccontate altre due, bellissime, intense per emozione e spettacolo ben oltre il risultato. E allora, ripetiamo: teniamocele strette queste grandi rivalità. Coccoliamole sperando che non finiscano mai. Guardiamole come se fossero affreschi in movimenti, sui quali i colori cambiano ogni volta, assumendo la forma di pezzi unici. Inestimabili.

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