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Cosa ci lascia il BNL Italy Major: l’eredità in 10 punti

Oltre a uno spettacolo imperdibile, i nove giorni del Major del Foro Italico hanno lasciato preziose indicazioni sul presente e sul futuro del padel internazionale, sull’enorme passione del pubblico italiano, sulla crescita dei nostri giocatori di punta e del livello medio in generale. Più tanto altro ancora

17 luglio 2023

Agustin Tapia e Arturo Coello, vincitori della seconda edizione del BNL Italy Major Premier Padel (foto Adelchi Fioriti)

Al Foro Italico sono stati nove giorni di fuoco. Per le temperature roventi, ma anche per la bellezza di 134 incontri e di uno spettacolo che ha soddisfatto le attese, confermando una volta di più il grande valore sportivo (ma non solo) del prodotto padel. Ecco 10 indicazioni che ha lasciato il BNL Italy Major.

LA PASSIONE DI ROMA
Pur in una settimana caldissima e non comodissima, per il periodo vacanziero e per i quattro concerti nell’adiacente Stadio Olimpico, al Foro Italico il pubblico ha risposto di nuovo alla grande. I dati della biglietteria parlando di circa 25mila spettatori paganti, per un incasso di 1,2 milioni di euro (44% in più rispetto al 2022). Ma oltre alle presenze, colpiscono coinvolgimento e passione della gente. I giocatori la percepiscano e la sottolineano, indicandola come una delle ragioni che li spingono a dare il massimo. Non è detto che i Major del circuito rimarranno sempre gli stessi (e potrebbero anche diventare cinque) ma è difficile pensare che in futuro non ci sia un posto fisso per Roma.

L’APERTURA ALLE DONNE
A Roma è stato scritto un pezzo di storia. L’ingresso in Premier Padel delle donne era doveroso, anche per la credibilità del circuito stesso (come detto anche dal presidente FIP Luigi Carraro), e la loro partecipazione ha aggiunto interesse e valore all’evento del Foro Italico, diventato il primo combined del circuito. In più, osservare i match femminili, al giocatore medio, risulta decisamente più formativo che vedere gli uomini. La palla viaggia meno, le traiettorie sono umane, si capisce meglio il gioco e si può imparare di più.

BNL Italy Major Premier Padel: la premiazione 'combined'

L’EQUILIBRIO IN CAMPO
Nel 2022, in molti avevano evidenziato il fatto che era come se il torneo vero iniziasse soltanto dal venerdì dei quarti di finale, con le prime sfide fra big. La seconda edizione, invece, ha raccontato una storia ben diversa. Si sono viste tante partite combattute e apertissime sin dai primi turni, e non sono mancate le sorprese, con vari nomi importanti (Sanyo, Lima, Ruiz e Tello) caduti in match sulla carta senza storia. Questo aumenta l’interesse e per il valore del torneo – e del padel in generale – è una delle notizie migliori.

IL PADEL SUL PIETRANGELI
Quando ha scoperto che il suo match degli ottavi di finale non era stato programmato sul Campo Centrale, così come quello delle numero uno Sanchez/Josemaria e di Tapia/Coello, Juan Lebron ha storto il naso e fatto sentire la propria voce, ma dopo aver giocato sul Pietrangeli ha immediatamente ritrattato. “In un posto come questo – ha detto il “Lobo” – ogni campo va benissimo, è tutto fantastico”. Proprio la possibilità di giocare sul Pietrangeli, ancora di più che sul Centrale, ha lasciato di stucco i protagonisti e le protagoniste. C’è da capirli. Sacrosanto offrire l’esperienza anche alle star del padel.

LO SPETTACOLO DEL PADEL DAL VIVO
Il padel piace un sacco anche dalla tv, ma vederlo dal vivo è completamente un’altra storia. Coinvolge molto di più, emoziona, fa saltare sul seggiolino. Si possono sentire i dialoghi e il rumore degli impatti, percepire i momenti di tensione, capire la strategia di gioco e leggere le traiettorie. Fa proprio tutto un altro effetto. Difficile non rimanerne colpiti e affascinati.

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IL MIX PERFETTO FRA SPORT E FESTA
Al di là di quello che succede in campo, già più che sufficiente in termini di spettacolo, il padel colpisce anche per l’equilibrio perfetto che si crea fra agonismo e intrattenimento. Sugli spalti è sempre una festa e il pubblico ha un approccio molto easy: balla, canta e si diverte, magari sorseggiando una birretta. Da questo punto di vista, padel e tennis sono estremamente diversi. Ed è un bene.

L’ENTUSIASMO DI LUIGI CARRARO
Quando parla di padel, a Luigi Carraro brillano gli occhi. Per lui la disciplina è come una figlia, presa in fasce e portata alla maturità globale. Il numero uno della FIP ha parlato di sfida vinta, ribadendo una volta di più che l’Italia è il paese nel quale lo sport sta crescendo meglio, e ha promesso che nel 2024 il Major di Roma si giocherà nella miglior settimana possibile per la città (così come gli altri appuntamenti sparsi per il mondo). In più, ha detto che, proprio in virtù della situazione di costante crescita che l’Italia sta vivendo, se il nostro paese dovesse desiderare un terzo torneo Premier Padel per la prossima stagione, da parte del circuito non ci sarebbero problemi.

L’ITALIA IN COSTANTE CRESCITA
Gli addetti ai lavori lo ripetono costantemente, ma poi serve anche la prova del campo. A Roma è arrivata: Carolina Orsi ha sfiorato i quarti di finale (e questa settimana a Madrid va tenuta d’occhio…); Daniele Cattaneo e Lorenzo Di Giovanni hanno vinto un match tutt’altro che banale contro i francesi Moreau/Inzerillo; mentre Cremona e Cassetta hanno strappato un gran primo set a due giocatori fortissimi come Cardona e Diestro. La strada da fare per pensare di potersela giocare anche contro i più forti rimane tanta, ma continua ad accorciarsi.

La gioia di Lorenzo Di Giovanni e Daniele Cattaneo dopo la prima storica vittoria sul Centrale del Foro Italico (foto Giampiero Sposito)

LA SUPERIORITÀ DI COELLO E TAPIA
Sì è visto ai quarti di finale, poi di nuovo in semifinale e anche in finale: quando vogliono, sanno come cambiare marcia. La partita la fanno sempre loro e quando decidono che è finito il momento di scherzare non ce n’è per nessuno. Secondo Coello è merito di Tapia, che ha una versione buona e una eccellente da usare all’occorrenza. Secondo Tapia è merito di Coello, che si inventa giocate incredibili da un momento all’altro. Secondo chi guarda, invece, è merito di entrambi. Oggi sono una spanna sopra a tutti gli altri e vederli giocare è uno spettacolo, perché arrivano dappertutto in difesa, ribaltano il gioco in un amen e quando accelerano loro il punto finisce. Sempre.

FERNANDO BELASTEGUIN
La sua carriera non durerà ancora molto, quindi godiamocelo fino a quando c’è. Grazie a trent’anni di padel ai massimi livelli, il “Boss” vede spazi e soluzioni che per gli altri non esistono. Ai quarti di finale ha maltrattato – con la complicità di Yanguas, ma anche di un Lebron troppo brutto per essere vero – i numeri uno del mondo, praticamente senza spingere una palla. Da lui il pubblico si aspetta (e puntualmente trova) un padel diverso, antico, ma ancora estremamente efficace. L’affetto della gente per gli altri giocatori è figlio della passione o del tifo. Per lui, invece, è stima. Sincera. Per ciò che ha fatto e continua a fare.

Il leggendario Fernando Belasteguin, ancora al top a 44 anni (foto Adelchi Fioriti)

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